Khalid aveva solo 6 anni quando è stato ferito a causa di un bombardamento aereo, mentre fuggiva da Kirkuk con la sua famiglia.
“Stavamo scappando quando ho sentito un forte dolore alla schiena. I miei genitori mi hanno portato subito in ospedale. Eravamo vicini al confine con l’Iran, per fortuna i militari ci hanno fatto passare, avevo bisogno di essere operato il prima possibile…”
In Iran, Khalid viene sottoposto a due interventi chirurgici, che non riescono a rimetterlo in piedi.
“Anche dopo la seconda operazione, non riuscivo ad alzarmi. Il midollo spinale aveva subito una lesione troppo grave. Avevo gli arti inferiori paralizzati.
Di quei giorni ho dei ricordi molto sfumati, ero piccolo” – prosegue. “So queste cose perché me le hanno raccontate i miei genitori. Ricordarle, ogni volta, significa rivivere lo stesso incubo di allora.”
Khalid intanto cresce e i suoi genitori decidono di fare ritorno a casa. Prima però fanno tappa a Sulaimaniya, nel Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale di EMERGENCY. Alcune persone glielo avevano suggerito per la gratuità e la qualità delle cure che il personale avrebbe potuto offrire al figlio.
“In questo Centro ho ricevuto gratuitamente i miei tutori, per poter finalmente ricominciare a camminare. I fisioterapisti di EMERGENCY mi hanno aiutato nel percorso di rinascita, con esercizi e sessioni quotidiane di riabilitazione.”
“Una volta recuperati equilibrio e movimento, EMERGENCY e parte dell’8×1000 alla Chiesa Battista mi hanno dato l’opportunità di iscrivermi a un corso di formazione professionale organizzato nei laboratori del Centro, per imparare un mestiere compatibile con la mia disabilità. Ho frequentato il workshop di sartoria e, dopo aver ricevuto il diploma, ho inaugurato a settembre scorso la mia bottega artigiana.”
L’inaugurazione del negozio ha permesso a Khalid di mettere a frutto le competenze professionali e la manualità conquistate durante il corso e di ottenere un’indipendenza economica.
“Non avrei mai pensato che la mia vita potesse avere una svolta positiva. Sono felice, perché dopo tanta instabilità e paura oggi mi sento di aver fatto dei grandi passi in avanti, sotto tutti i punti di vista. Sono felice perché oggi Sulaimaniya non è solo il luogo dove è avvenuto questo cambiamento, ma anche la mia casa: qualche anno fa, con la mia famiglia abbiamo deciso di trasferirci qui, definitivamente. Sono vicino alla mia famiglia, a quella della Chiesa Battista e anche a quella di EMERGENCY, che ringrazio per tutto il supporto che continua a darmi, e per avermi offerto – insieme alle cure – la possibilità di ricucire gli strappi che la guerra ha provocato.”
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