Un impegno d’amore dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia
“Dovremmo avere la sfrontatezza di guardare in avanti, attraverso l’oscurità, per credere di più nelle stelle che nella notte” (E. Drewermann).
Ecco di cosa si nutre la solidarietà: di sfrontatezza. Nessuno sarebbe solidale se non fosse anche sfrontato. Audace fino al punto di osare oltre l’oscurità della disuguaglianza. Osare è un verbo straordinario. Significa tendere verso qualcuno. Non restare prigionieri di se stessi, delle proprie ansie, dei propri timori, del proprio egoismo.Nell’ormai lontano 2006, nel contesto più ampio della campagna di lotta alla povertà e della sensibilizzazione sui temi della globalizzazione e della giustizia economica, l’Assemblea Generale dell’Ucebi approvava le linee generali del progetto Zimbabwe.
Il progetto, lanciato con il sostegno e la collaborazione dell’organizzazione missionaria Lott Carey Baptist Foreign Mission Convention, si è sviluppato e si è diversificato in molti ambiti con l’impegno e la partecipazione sempre più massiccia e convinta delle chiese battiste e di chiese e organizzazioni amiche.
In questi anni è nata una nuova diaconia UCEBI, una diaconia a distanza che, pur non trascurando il controllo accurato sul corretto uso delle risorse, è alimentata dall’amicizia e dalla fiducia reciproca verso fratelli e sorelle del paese africano.Oggi nelle nostre chiese tutti sanno dov’è lo Zimbabwe, quali difficoltà questo paese è costretto giornalmente ad affrontare, con quali sfide i credenti del posto devono confrontarsi perché la predicazione dell’Evangelo sia rilevante per i loro connazionali.
Lo scambio che ne nasce è fecondo perché non fondato su un atteggiamento e una prassi paternalistica, ma sulla comune vocazione all’annuncio e al servizio reso agli ultimi, coloro che il nostro sistema economico emargina e opprime e che però nel Regno sono i primi perché cari al cuore di Dio. La solidarietà è una grande finestra che quando è aperta lascia entrare la luce nelle case delle nostre vite e delle nostre chiese. E non saprei usare altra parola per riassumere l’esperienza della partnership con le chiese battiste dello Zimbabwe se non la parola: solidarietà.
Ed è così che si diventa credenti più delle stelle che della notte. Dove le stelle sono i bambini, quelli che corrono gridando e ridendo per le strade polverose dello Zimbabwe, e quelli che con lo stesso gioioso schiamazzo portano le loro scatole di offerte nelle nostre chiese in Italia. Le stelle sono i bambini adottati e le famiglie che adottano. Le stelle sono gli infermieri dell’ospedale di Sanyati che non restano fermi tra le malattie quotidiane dell’Aids e della malnutrizione, ma le stelle sono anche i nostri contribuenti che restano fedeli anche in tempi di crisi. Bisogna avere la sfrontatezza di guardare in avanti. E davanti a noi ci sono progetti, cose concrete da fare; davanti a noi ci sono attese; davanti a noi ci sono uomini e donne che contano sulla nostra piccola ma straordinaria solidarietà. Che il Signore benedica lo Zimbabwe e benedica le nostre chiese e i nostri generosi donatori.
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